Un luogo magico nel cuore della verde Umbria, che nasce lungo le rive del fiume Tevere, ricco di fascino e tradizione dove - incastonati come gioielli tra i mille colori della natura - sorgono i sette borghi del comune di Collazzone. Ognuno di questi nasconde storie e leggende e ogni vicolo conduce ad epoche e miti del passato. Con i suoi imponenti castelli, le chiese secolari, gli alti torrioni e le caratteristiche piazze medievali, questo posto senza tempo è un autentico scrigno di cui non vorrai perderti nessuna delle bellezze celate al suo interno.
SCOPRI I SETTE BORGHI DI COLLAZZONE
Collazzone, capoluogo del comune, è la sede delle sue istituzioni governative. Borgo di origine medievale, ancora oggi percorrere le sue vie significa immergersi in uno straordinario viaggio nel passato e proprio affacciandosi da una delle tipiche torri dell’epoca è possibile ammirare la magnifica vista della media valle del Tevere che si apre dinanzi agli occhi. Luogo di culto e preghiera, ospita l’antico Convento di San Lorenzo (1227) e ha dato i natali al beato Simone (1208-1250). Collazzone è inoltre citato nei libri di storia per essere il luogo dove morì la notte di Natale del 1306 Jacopone da Todi, celebre religioso e poeta di epoca tardo medievale.
LA PIAZZA
In una delle due piazze all’interno delle mura di cinta del castello è situata la Chiesa di Santa Vittorina, ricostruita nel XX secolo in pietra locale a faccia vista sulle rovine della precedente. Al suo interno è venerata l’Immagine della Madonna con Bambino, copia olio su tela molto probabilmente di una reliquia risalente al XV secolo che la leggenda attribuisce addirittura al Perugino o Raffaello.
La frazione di Assignano, nonostante sia costituita dal solo castello dal quale prende il nome, è uno dei borghi dalla storia più affascinante dell’intero comune. Anticamente conosciuto come Castello di Coldimezzo, esso fu - secondo diverse ricostruzioni storiche - feudo appartenuto intorno all’anno mille a Bonifacio, capostipite della famiglia dei Coldimezzo - della quale fece parte anche la moglie di Jacopone da Todi, Vanna. Il castello, vista anche la sua posizione strategica, fu oggetto di contesa in epoca medievale e venne raso quasi completamente al suolo nel 1444 da Niccolò Fortebraccio, nipote di Braccio da Montone, signore di Assisi e in guerra contro Perugia - dei quali i nobili di Coldimezzo erano alleati. Di quella che fu una delle più importanti roccaforti dell’epoca oggi restano alcuni ruderi, soprattutto il torrione principale e la porta d’ingresso. Visitarlo significa immergersi in un’esperienza unica tra i profumi e i colori dei boschi circostanti.
In una delle due piazze all’interno delle mura di cinta del castello è situata la Chiesa di Santa Vittorina, ricostruita nel XX secolo in pietra locale a faccia vista sulle rovine della precedente. Al suo interno è venerata l’Immagine della Madonna con Bambino, copia olio su tela molto probabilmente di una reliquia risalente al XV secolo che la leggenda attribuisce addirittura al Perugino o Raffaello.
Canalicchio - fusione di diverse fortificazioni del luogo - ebbe origine nel 1326 e, secondo alcuni, deve il suo nome “in memoria del cane di Ercole e Licha di lui paggio”. Fu luogo oggetto di contese tra i signori della media valle del Tevere tra il XIV e il XVI secolo d.C. per poi entrare a far parte della giurisdizione collazzonese nel 1827. Distrutta e ricostruita per due volte, la cittadella che oggi si può ammirare è una tra le più graziose e incantevoli dell’Umbria. Poco al di fuori delle mura di cinta è possibile vivere un vero e proprio viaggio mistico visitando la piccola chiesetta di San Fortunato di Canale (XIII secolo d.C.), raggiungibile attraversando a piedi un affascinante viale di conifere. Il 1° Maggio di ogni anno, al calare della notte, dalle vie del borgo parte la tradizionale fiaccolata che, secondo la leggenda, permetterà un ricco raccolto agricolo durante tutta la stagione oltre che essere un ringraziamento per la scampata peste del 1775. Addentrarsi per i vicoli di Canalicchio oggi significa ripercorrere, passo dopo passo, una meravigliosa storia millenaria.
All’interno dell’antica roccaforte si erge la Chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo (XIII secolo d.C.). Quasi interamente ricostruita nel 1724 da Don Giovanni Fabbri, al suo interno sono custodite diverse opere d’arte di valore inestimabile come l’altare con impresse le immagini di Maria Vergine con Figlio in braccio, San Fortunato vescovo e San Filippo Benizi, le reliquie di San Fortunato, di Sant’Anselmo, di San Giacomo Maggiore e San Filippo Neri. Infine, di particolare interesse è la storia della ceramica derutese rappresentante la Madonna della Misericordia: questa cinge e protegge con i lembi del suo mantello azzurro la popolazione di Canalicchio, prostrata in ginocchio ai suoi piedi: si tratta di un ex-voto del 1775 fatto realizzazione dai cittadini del luogo scampati miracolosamente alla peste. L’opera originale, scomparsa nel 1996, è oggi sostituita da una copia identica.
Visitare la frazione di Casalalta significa davvero viaggiare con la macchina del tempo fino ai giorni dell’Antica Roma: le testimonianze archeologiche rinvenute nel corso dei secoli - monete, vasi, tombe - confermano infatti la presenza di numerosi insediamenti di epoca romana. Se per tanti l’origine del suo nome non è altro che la traduzione di Domus Alta, per alcuni questo lo si deve invece addirittura a uno dei figli di Ercole, Alteo. Come tutti i borghi del comune, anche il castello di Casalalta - eretto nel XII secolo - visse il momento di massimo splendore in epoca medievale, quando fu scenario di violente e sanguinose battaglie. La fortezza venne più volte ricostruita a causa della distruzione dovuta sia dalla mano degli uomini ma anche da cataclismi naturali, come il terribile terremoto che devastò l’Umbria nel 1587. Se la posizione del centro storico regala ai visitatori una vista mozzafiato, raggiungere il paese vuol dire lasciarsi trasportare in un favoloso viaggio tra i tipici oliveti e i panorami che, soprattutto al tramonto, lasciano senza parole. Poco lontano le mura del castello vi è la chiesina di Santa Liberata, della quale è ancora oggi molto sentito il culto da parte dei paesani. Distrutta da Carlo Fortebraccio nel XV secolo d.C., fu ricostruita dalla popolazione nel 1571 e dal 1674 la venerazione della santa venne affidato alla confraternita del Ss. Sacramento di Casalalta: ogni anno, l’8 agosto e la Domenica successiva alla Pasqua, viene festeggiata con una processione di circa 2km nella quale vengono issati stendardi e vessilli.
La piazza nel cuore del centro storico di Casalalta ospita la Chiesa di Santa Maria Assunta, eretta nel 1421. Essa è costituita al suo interno da tre altari: il più grande è quello del Santissimo Sacramento con il coro adornato dai dipinti dei dodici apostoli. Il secondo altare è dedicato a Santa Maria Maddalena e San Rocco, con le tele di Santa Maria Maddalena, San Rocco, San Giovanni Battista, Sant’Antonio da Padova, San Francesco d’Assisi e San Sebastiano. L’ultimo altare, infine, è quello di Sant’Andrea apostolo. Assoluta caratteristica di questa chiesa è l’antichissimo organo, pagato 160 scudi e inaugurato il 15 agosto 1861 e poi restaurato nel 1986. Dietro la chiesa, incavato nelle mura di cinta, vi è inoltre il vecchio forno di Casalalta, del quale gli abitanti del borgo per secoli hanno potuto usufruire per cuocere il pane.
Centro nevralgico dell’attività economica, industriale e commerciale del comune (data anche la sua vicinanza con la superstrada E45), Collepepe è la frazione più estesa e popolosa di Collazzone. Situata lungo il corso del fiume Tevere, il particolare nome non sfugge di certo a chi si imbatte per la prima volta in questo borgo: secondo alcuni Collepepe deriverebbe da Colle Priapi, in quanto tale Priapo ne fu un importante tutelare in epoca medievale, mentre c’è che attribuisce le ragioni di questa denominazione al fatto che alcuni suoi abitanti, di ritorno dalle crociate, portarono con sé per la prima volta la pianta del pepe (da qui Colle Pépis). Al pari di Casalalta, Collepepe presenta il più importante ritrovamento archeologico di epoca romana dell’intero territorio: le Carceri Romane. Realizzate in epoca tardo Imperiale (I secolo d.C.), oggi di esse rimane una grande cisterna per la raccolta dell’acqua realizzata a servizio delle terme di una villa romana oppure utilizzata dal sistema idrico di un consistente insediamento abitativo dell'epoca. Recandosi al castello, sulla sommità del colle, si può ancora oggi ammirare l’alto torrione ai cui piedi venne costruita la grande porta d’accesso, unico accesso all’interno delle mura. Generazioni di bambini hanno animato il centro storico frequentando le scuole che erano un tempo lì situate, mentre altre hanno avuto nel circolo parrocchiale San Pancrazio il punto di ritrovo nei pomeriggi e lunghe serate estive. Poco lontano dal castello si erge infine il Convento o Monastero di San Pancrazio.
Due sono le chiese di Collepepe. La prima, all’interno delle mura castellane, è la Chiesa di Santa Maria Assunta (XVII-XX secolo d.C.). Questa ha subito diversi restauri nel corso del tempo, il più importante dei quali è stato quello che, tra il 1898 e il 1902, ha portato al suo ampliamento e all’attuale disegno neo-romanico. All’interno sono custodite due pregiate tele settecentesche, una raffigurante la Madonna del Carmine, l’altra invece raffigurante l’immagine dei santi Sebastiano e Pancrazio, patroni di Collepepe insieme a Sant’Eurosia. Degni di nota sono l’imponente fonte battesimale, realizzata nel 1594, e il campanile costruito interamente in mattoni nell’anno 1926. La seconda chiesa, appena fuori le mura di cinta, è la Chiesa della Madonna del Buon Consiglio: al suo interno le pareti affrescate fanno da cornice al più importante degli affreschi presenti, quello che rappresenta la Madonna con Bambino ed angeli, posizionato appena sopra l’altare. Fuori, sulla facciata, spiccano due angeli di terracotta che ne caratterizzano l’esterno.
Il borgo di Gaglietole è situato lungo i confini del comune di Collazzone e svetta imponente sulla collina ai cui piedi scorre il torrente Puglia. Leggenda vuole che nacque come insediamento dei Galli Celti (da qui Gaglietole) scesi dal nord addirittura in epoca etrusca. Seppur anche qui siano state rinvenute tracce di insediamenti romani, è innegabile che il fascino del castello di Gaglietole sia rintracciabile nei suoi tipici elementi medievali: secondo diversi studiosi proprio la sua posizione fece di essa una roccaforte strategica di assoluta importanza per secoli e secoli. A colpire alla prima vista è l’imponente torrione a base circolare che svetta verso l’alto. Di tutti quelli presenti sul territorio comunale, la struttura del castello di Gaglietole è certamente la più particolare: compatta, dai pochi e stretti vicoli che confluiscono nella piazzetta principale, nonché le alte mura di cinta, danno la sensazione di trovarsi all’interno di una vera e propria antica roccaforte inespugnabile. Forte qui è la tradizione sacrale, con il culto di San Cristoforo, patrono del paese, della Madonna delle Grazie e della Madonna del Puglia, la cui chiesa è situata ai piedi del colle. La sua posizione è tale che si possa ammirare la sconfinata bellezza della sottostante valle. Tanti gli eventi che nelle notti di estate riempiono il borgo, dalla tradizionale Cena della strada al torneo di calcio estivo, uno dei più antichi e importanti della zona.
Dalla piazza di Gaglietole, punto di ritrovo della popolazione con il suo circolo, è possibile raggiungere attraverso una stretta scalinata la chiesa di San Cristoforo. Questa è di assoluta particolarità poiché eretta nel XIII secolo d.C. sfruttando le stesse mura del castello, cosa che la rende priva di una vera e propria facciata. Al suo interno sono esposte opere d’arte di grande fascino, a cominciare dall’affresco della Madonna con Bambino datato XIV secolo d.C. realizzato all’interno dell’antica sagrestia, fino ai dipinti su tela raffiguranti l’Ultima Cena e i santi Cristoforo e Sebastiano (XVII secolo d.C.), oltre ai due che rappresentano la Madonna del Carmine e la Madonna del Rosario.
Situato tra i castelli di Assignano e di Collazzone, al confine con il comprensorio tuderte, Piedicolle nacque intorno al 1300 come il frutto dell’unione di una serie di insediamenti di epoca medievale. Rasa al suolo nel 1438 dalle truppe di Francesco Piccinino durante le numerose battaglie che nel corso dei secoli interessarono il territorio sotto l’egida di Todi, venne ricostruita definitivamente dopo diversi tentativi nel 1544 per mano di Mariotti da Marsciano. Così come per gli altri castelli del comune, visitare il castello di Piedicolle significa lasciarsi abbandonare dalla bellezza di ciò che ti circonda. Lungo la valle, la chiesa della Madonna dell’Acquasanta è importante luogo di culto e di pellegrinaggio della media valle del Tevere. Ogni estate si svolge presso il circolo ACLI del paese il Torneo Notturno San Giacomo Maggiore, giunto nel 2022 al traguardo della 40° edizione.
Adiacente all’ampia piazza principale e in corrispondenza di una delle mura di cinta, la facciata a tre archi della Chiesa di San Giacomo Maggiore (XVI-XVII secolo d.C.) dà il benvenuto a chi visita il borgo. La chiesa è stata oggetto, intorno alla fine del 1700, di un ingente intervento di restauro che ne ha modificato pesantemente l’aspetto facendola passare da cinque altari - di cui il maggiore di questi intitolato a San Giacomo Maggiore, con un quadro in tela dove erano raffigurati altri santi apostoli con l’ascensione in cielo del Redentore e numerose tele di cui oggi, purtroppo, si è persa ogni traccia - ad un solo altare. E’ invece conservato in modo intatto il Fonte Battesimale in pietra scolpita, datato 1632.